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50 ANNI DI GICO | Anni ’90: il cibo industriale e la cucina “pubblicitaria”

13 Agosto 2021

Negli anni ‘90, i media acquistano un grande spazio nella quotidianità dei consumatori, entrando sempre di più nelle case degli Italiani. Allo stesso tempo, il cibo della grande distribuzione, comunicato e pubblicizzato proprio attraverso questi canali, consolida la sua posizione e diffusione nel paese. 

Attraverso gli spot pubblicitari, le campagne stampa e le affissioni, gli italiani arrivano a preferire sempre di più il prodotto industriale e fatto in fabbrica in serie e, secondo le idee di molti, “perfetto”. In questo decennio, il “locale” viene invece a poco a poco abbandonato perché visto come “provinciale” e quindi come un limite.

LE ATTREZZATURE GICO NEGLI ANNI ‘90

Proprio in funzione di queste nuove tendenze, GICO affianca al Self-service più tradizionale “in linea “, progettato principalmente per la ristorazione collettiva e le mense aziendali, anche una nuova linea di self service “free flow”.

Il layout di questi impianti era pensato con più isole tematiche, per dare la possibilità ad ogni cliente di scegliere il proprio menù e muoversi agilmente all’interno degli spazi. Una nuova modalità di distribuzione, pratica e funzionale, che venne subito adottata da grandi catene alberghiere internazionali. L’obiettivo era proporre un nuovo concetto di ristorazione, libera dal servizio al tavolo ma senza penalizzare la qualità, e dove le isole diventano per la prima volta parte integrante dell’arredo della sala ristorante.

 

L’ITALIA E L’ALTA CUCINA DEGLI ANNI ‘90

Anche nell’alta cucina è tempo di transizione: se lo ricorda Matteo Baronetto, oggi Chef  al Ristorante Del Cambio di Torino,  che nel 1992 lavorava in una pizzeria vicina a casa e soli due anni dopo arriva da Gualtiero Marchesi, appena trasferitosi all’Albereta di Erbusco.

Marchesi è consolidato, fortissimo. In cucina qui, a un passo dal lago d’Iseo, lo chef è Carlo Cracco (che ha da poco acceso i fuochi sulla sua nuova cucina GICO al Ristorante Cracco Portofino). Con lui ci sono Andrea Berton, Riccardo Camanini e tanti cuochi che faranno grande la cucina italiana del terzo millennio.

Supportare i cuochi nelle fasi di cambiamento è l’obiettivo di GICO negli anni ‘90. In questo decennio nascono una serie di nuovi prodotti lanciati con il claim “Una nota in più”. Si tratta di cucine sospese con profondità di 70 o 90 cm. Il grande plus di queste cucine è stato da subito la grande facilità di pulizia, soluzione all’avanguardia per il periodo e che da sempre è uno dei valori fondamentali di GICO.

In questo periodo nascono anche le cucine centrali passanti da 110 cm di profondità. Impianti unici nel loro genere per robustezza, funzionalità e finiture, di cui da sempre la nostra azienda è pioniere. Queste cucine erano composte da un’isola centrale, componibile, attorno alla quale la brigata ha maggior autonomia di movimento e sulla quale si poteva, già al tempo, costruire un flusso di lavoro ottimale.

 

ACQUA E FUOCO, NASCE HARRY’S

Di questa stessa linea, per una particolare esigenza del Dott. Arrigo Cipriani, Patron del Harry’s bar di Venezia, Luigi Ongaro realizza per la prima volta una speciale attrezzatura a gas, studiata e progettata per rispondere alle richieste ed esigenze del cliente. La richiesta di un’attrezzatura che fosse performante e adatta ad una cucina espressa, ideale per cucinare piatti à la carte, utilizzando in contemporanea più pentole di formato e dimensioni diverse per cotture e preparazioni differenti su uno stesso piano di cottura.

 

Così nasce l’attrezzatura chiamata Harry’s: un unico grigliato sezionabile, adatto a multi cotture, che unisce sapientemente due elementi imprescindibili in cucina, fuoco e acqua. Un sistema assolutamente originale e unico, in grado di offrire prestazioni elevatissime e facilità di pulizia per massima igiene. 

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